Danimarca, a caccia dei giganti nascosti
di Gianluca Ricci
Viaggiare è operazione complessa, che richiede, oltre alle risorse, ovviamente, anche spirito di adattamento, energie, disponibilità, ma soprattutto curiosità. Un pungolo, quest’ultimo, senza il quale difficilmente si riescono a superare le inevitabili difficoltà che qualsiasi spostamento o percorso sottopongono a chi lo effettua, in qualsiasi modo lo faccia.
Senza la voglia di scoprire il mondo, inutile per il mondo scorrazzare: e viaggiare non può limitarsi ad essere solo andare da a a b e ritorno. Bisogna predisporsi alla conoscenza e al confronto, principi di riferimento indispensabili per fare di chiunque non tanto un buon viaggiatore, ma anche solo un buon turista.
Ecco perché predisporsi alla caccia al tesoro che lo scultore danese Thomas Dambo ha organizzato nei dintorni di Copenaghen può diventare un ottimo banco di prova per verificare le proprie attitudini alla “viaggità”. Perché l’artista ha volutamente distribuito le sue opere in giro per il territorio avendo però l’accortezza di lasciarle in aree che altrimenti difficilmente sarebbero oggetto dell’interesse di chi si è mosso fino alla Danimarca e ha deciso di comprenderne gli stili di vita, le abitudini, gli usi e i costumi.
Una sorta di viaggio al buio, rischiarato di tanto in tanto da giganteschi capolavori di legno studiati per impressionare chi giunge ad ammirarli. A dire il vero sono diventati ormai una delle attrazioni più apprezzate dai turisti che si spingono fino in Danimarca, al punto che persino Google Map li prevede all’interno del suo database e crea persino un’ipotesi di percorso per poterli visitare tutti.
Se l’effetto sorpresa dunque è svanito, non svanisce assolutamente quello del piacere della scoperta. L’intero itinerario è a prova di bicicletta, anche se si tratta di pedalare per qualche bel chilometro, ma lo sforzo fatto sarà ricompensato dall’eccezionalità della scoperta. A Høje Taastrup c’è l’amichevole Teddy, sdraiato in riva ad un bucolico laghetto ad aspettare che i bambini giochino con lui; a Rødovre invece si trova l’addormentato Louis, l’unico dei giganti di Dambo in cui è possibile addirittura entrare;
Nei pressi, a Hvidovre, ecco Trina, appoggiato sul fianco di una collina che aspetta chiunque abbia la voglia di inerpicarsi fino alle sue mani aperte e ammirare da lassù il panorama; vicino alla spiaggia di Ishøj è stato posizionato il gigante meno visibile di tutti, nascosto alla vista perché aggrappato ad un ponte, Oscar, con un braccio steso a segnalare disperatamente la sua presenza; nel parco di Kongsholmparken si nasconde Thomas, inerpicato sul cucuzzolo della collinetta che domina quell’area ricreativa, con lunghe gambe su cui camminare e la testa da esplorare; infine c’è, nella stessa area, la piccola Tilde, aggrappata agli alberi proprio di fronte al laghetto animato, durante la bella stagione, dalla presenza di papere e cigni.
Un’idea brillante e intelligente, quella di Dambo, che ha trovato sponde opportune nella sensibilità dei pubblici amministratori, convinti della bontà del suo progetto. Progetto che si è trasformato in attrazione turistica a tutti gli effetti, dunque vero tesoro per la Danimarca.
Il tesoro certo è questo, ma può essere considerato tale anche la scoperta di quella molla interiore che ha spinto ad arrivare fin là e ad inseguire una folle stravaganza fino a comprenderne i tratti fondativi.