Uzupis: storia Repubblica
Il suo nome è Uzupis ed è una repubblica indipendente.
O meglio, vorrebbe tanto esserlo e ha fatto di tutto per raggiungere questo risultato. Tutto tranne ciò che gli stati hanno sempre fatto per ottenere l’indipendenza, ovvero la rivolta armata. È per questo che alla fine si tratta solo di una repubblica ideale, il sogno visionario partorito dall’artista Romas Lileikis, che ancora oggi di quella repubblica è l’indiscusso presidente.
La sua estensione non arriva al chilometro quadrato e comprende sostanzialmente il quartiere collocato sulla sponda destra del fiume Vilnia che scorre in mezzo a Vilnius, capitale della Lituania.
La sua trasformazione in pseudo stato indipendente – anche se nessuno ha mai riconosciuto ufficialmente questa secessione se non artisti di mezzo mondo e inguaribili romantici – è avvenuta in seguito agli eventi che ne hanno caratterizzato la storia a partire dalla fine della seconda guerra mondiale.
Quello era il quartiere in cui si era insediata la comunità ebrea, ma al termine del conflitto, a causa delle atroci vicende che hanno interessato il popolo ebraico, si era ritrovato quasi totalmente privo dei suoi abitanti.
L’avvento del regime sovietico non ne ha certo agevolato lo sviluppo, anzi: un lento ma inesorabile degrado lo ha condannato a trasformarsi nel quartiere più malfamato della città, abitato da senza tetto e persone prive di grandi alternative e animato esclusivamente dalla movida notturna provocata da un’elevata presenza di prostitute.
Nel 1990, finalmente, l’indipendenza. I prezzi bassi delle abitazioni e un’atmosfera quanto meno originale invogliarono artisti e intellettuali a trasferirsi in quelle strade: fu così che si iniziò a porre fine al degrado, finché nel 1997 Lileikis non ebbe l’idea di rendere visibili le differenze esistenti fra quel quartiere e il resto della città inventandosi la repubblica di Uzupis.
Una repubblica a tutti gli effetti, con tanto di bandiera, inno nazionale e persino un minuscolo esercito. Quello che sembrava uno scherzo innocuo, diventò negli anni una cosa seria, al punto che nel 2001 il Dalai Lama ottenne la cittadinanza onoraria: d’altronde i principi di fratellanza e tolleranza propugnati nella costituzione, redatta all’indomani della proclamazione della repubblica e riportata a chiare lettere in grandi tabelloni posizionati lungo la strada principale, hanno fatto il giro del mondo e oggi nessuno in Lituania si sogna di far schiantare quell’utopico anelito contro i freddi commi della realtà.
Al punto tale che al primo aprile di ogni anno (la data di fondazione è da sola tutta un programma) vengono bloccati i sette ponti che collegano il quartiere alla città vecchia e vengono ammessi all’interno solo coloro che sono in grado di esibire un passaporto in corso di validità e una specifica autorizzazione concessa dalla repubblica.
Come se fosse una cosa seria, nonostante il primo aprile suggerisca tutt’altro.
Tanto che i principi su cui la repubblica di Uzupis si fonda sconfinano di continuo tra le categorie del serio e del faceto: sulla costituzione infatti si leggono cose come “il fiume Vilnia ha diritto di scorrere” o “tutti hanno il diritto di morire, ma non è un obbligo”, accanto a concetti più alati come “tutti hanno il diritto di fare errori” o “tutti hanno il diritto di essere felici”.
Buon senso di qua, senso dell’umorismo di là: il senso alla fine diventa questo.