La Pamukkale de Guatemala, piscine naturali divine
In lingua guatemalteca si chiama “Semuc Champey” e significa “acque sacre”. È uno dei luoghi più spettacolari del pianeta in cui il prezioso liquido che dona la vita si esibisce in rappresentazioni naturali davvero incredibili.
Un paesaggio che ha indotto i primi abitanti di quella terra a non credere che tutto quello potesse essersi formato naturalmente, ma che fosse frutto di un preciso disegno divino: gli dei avrebbero voluto creare una sorta di paradiso in terra e avrebbero voluto destinarlo a quei pochi che fossero stati in grado di scoprirlo. La cittadina più vicina è Lanquin, ad una mezz’ora di viaggio: un paesino privo di attrattive, che ha costruito la sua fortuna però sulle piscine naturali poco distanti e oggi si è trasformato rispetto a quello che soltanto un paio di decenni or sono era un tranquillo e anonimo villaggio rurale dove i contadini erano la maggioranza della popolazione attiva.
Negli ultimi anni invece negozi, ristoranti e hotel si sono moltiplicati, stravolgendo da un lato la sonnacchiosa atmosfera agreste del luogo, ma portando nuova ricchezza agli abitanti, che effettivamente alle pozze sacre guardano con deferenza e riconoscenza. Oggi il turista può avvicinarsi a quella meraviglia naturale sapendo di avere punti di riferimento certi per la sua permanenza nel cuore del Guatemala.
Semuc Champey si è formato in un breve tratto del Rio Cahabon, 196 chilometri di lunghezza, grazie alla sedimentazione dei carbonati che sciolti nell’acqua si sono depositati nel corso dei millenni fino a formare dapprima un lungo ponte di pietra calcarea e poi una serie di micro e macro piscine naturali in cui fare il bagno è una di quelle esperienze che restano per sempre.
Le acque assumono tutte le colorazioni del blu e dell’azzurro e si stagliano cromaticamente contro il verde brillante della giungla circostante. L’area è stata dichiarata per fortuna parco naturale e l’ingresso è vincolato al pagamento di un biglietto, cosa che riduce non di poco l’affollamento nelle vasche.
Ecco perché un tuffetto da quelle parti diventa un’esperienza quasi mistica, da cui il nome che già gli indigeni gli avevano dato.
Una vasca degrada dolcemente nell’altra con piccole cascatelle che contribuiscono a conferire un’atmosfera di pace e relax, in netto contrasto con le acque furiose del Rio Cahabon, che, una volta uscite dalle piscine, si rimettono vorticosamente in moto per andare a incanalarsi in meandri sotterranei.
Un bagno fuori dal comune, dunque, come fuori dal comune sono anche le grotte sotterranee di Lanquin, un complesso di tortuosi cunicoli sotterranei che si sviluppano per una ventina di chilometri nel sottosuolo. Parte di essi è oggi visibile attraverso specifiche visite guidate: indispensabile munirsi di una fonte di luce, visto che al loro interno il governo ha deciso di non toccare nulla e di conseguenza di non installare nemmeno fari o lampade.
Sicuramente si rischia di perdere qualcosa, ma si guadagna nettamente dal punto di vista dell’atmosfera, visto che pare di immergersi nel cuore della terra nelle stesse condizioni in cui si immergevano i guatemaltechi centinaia di anni fa. E dove forse avevano trovato il segreto della bellezza della loro terra.