Uruguay: Nueva Helvecia, il sapore della terra d’origine
di Gianluca Ricci
Caratteristica frequente nelle comunità fondate oltre oceano dai colonizzatori in cerca di nuove terre e soprattutto di un nuovo destino è sempre stata quella di mantenere un filo di collegamento, anche se solo linguistico, con la propria patria.
Una sorta di operazione apotropaica, necessaria per conservare salde le proprie origini e non rinunciare del tutto a suggestioni e atmosfere a cui si è dato l’addio quando si è messo piede sul piroscafo in partenza per il nuovo mondo.
New York, tanto per dire, è frutto di una visione di questo tipo, visto che venne fondata dapprima dagli olandesi e chiamata Nieuw Amsterdam, per poi essere ribattezzata in New York una volta conquistata dagli inglesi.
Amsterdam e York, due città europee, avevano prolungato la loro essenza oltre oceano semplicemente attraverso una banale operazione toponomastica. Dev’essere sotto questa luce dunque che si deve osservare la nascita e lo sviluppo della città uruguaiana di Nueva Helvecia, letteralmente Nuova Svizzera, un nome particolarmente bizzarro, visto che non fa riferimento a caratteristiche orografiche del posto simili, per dire, alla bellezza delle Alpi elvetiche, ma ampiamente giustificato dal fatto che a fondarla furono coloni provenienti, strano ma vero, proprio dall’Eldorado d’Europa.
Se non ci fosse stato il nome a certificarlo, ancora oggi faremmo fatica a credere che dalla ricchissima Svizzera ci sia stato qualcuno che ha preso armi e bagagli e si è trasferito a migliaia di chilometri di distanza per iniziare una nuova vita. Mantenendo però almeno un contatto onomastico con la madrepatria e battezzando pomposamente la colonia col nome di tutto lo stato.
Solitamente infatti si parla di “Svizzera sassone” o “Venezia del Mare del Nord” quando si vogliono indicare luoghi specifici di un territorio le cui caratteristiche si rifanno con evidenza a quelle medesime più note di altri territori più famosi.
In questo caso di svizzero in Uruguay c’è ben poco, se non l’allevamento delle mucche, la produzione di una carne tra le più prelibate ed apprezzate del Paese e la realizzazione di alcuni formaggi che, per quanto buoni possano essere, mai e poi mai potranno vantare i profumi e i sentori degli alpeggi elvetici.
Tuttavia Nueva Helvecia diventa una curiosità geografica che il viaggiatore intraprendente fa fatica ad ignorare. Una capatina almeno va messa in conto, se si pensa di visitare uno dei Paesi più stabili e ricchi dell’America Latina.
A giustificare la deviazione non sono né la piazza principale col suo orologio floreale né il museo regionale né tantomeno l’Ose Tank, la torre dell’acquedotto realizzata nel 1948 su progetto dell’architetto Boggatini.
Piuttosto i tanti caseifici artigianali dove si cercano di riprodurre i formaggi che hanno reso celebre la patria d’origine. E le splendide spiagge distese sulla costa lambita dalle acque di Paranà ed Uruguay che sfociano qualche chilometro più ad est.
Potrà suonare strano, sapendo di trovarsi in America del Sud, ma da quelle parti sarà facile imbattersi in qualche festa della birra o in ristoranti specializzati in piatti poco sudamericani come fonduta, strudel di mele e tortino di patate.
E c’è da scommettere che anche sulla puntualità, pur a quelle latitudini, i cittadini saranno capaci di sorprendere chiunque.