India: la ferrovia diventata monumento storico
di Gianluca Ricci
L’avvertimento è giunto perentorio, poche sintetiche righe ma dense di significato: o il governo dell’India si mette di buzzo buono e nel giro di pochi mesi mette mano alla ristrutturazione della linea ferroviaria della mitica Darjeeling Himalayan Railway o l’Unesco si vedrà costretto a depennare quel gioiello della tecnologia ferroviaria ottocentesca dall’elenco dei beni considerati patrimonio dell’umanità, di cui fa parte integrante dal lontano 1999.
Una richiesta giustificata dal fatto che negli ultimi anni treni e binari sono stati un po’ abbandonati a sé stessi, a causa della diminuzione delle operazioni di manutenzione legata alle condizioni economiche della regione.
Il governo ha già fatto sapere che la causa del decadimento della ferrovia vanno ricercate nelle sempre più frequenti frane che si sono abbattute sul tracciato, costringendo ad effettuare interventi di emergenza, e che provvederà quanto prima a ripristinare l’intero percorso in modo da rendere giustizia alla sua fama: tra gli appassionati di treni infatti la Darjeeling Himalayan Railway costituisce uno dei punti di riferimento del genere sia per la sua conformazione (si tratta di una ferrovia a scartamento ridotto) sia per la sua ambientazione (collega fra loro due cittadine ai piedi della catena montuoso più alta del mondo, con i conseguenti panorami che si vedono scorrere dai finestrini).
Non c’è turista che si reca nell’estremo nord dell’India, in quel tratto di terra incuneato fra Bhutan e Nepal, che non contempli un giretto sulla Darjeeling Himalayan Railway. Ottanta chilometri circa da Siliguri a Darjeeling durante i quali si passa da un’altitudine di 150 metri ad una di oltre duemila, con tutte le conseguenze del caso sulla velocità di percorrenza, sulla sinuosità del percorso e, soprattutto, sulla straordinarietà di un paesaggio che è quello, va ricordato, delle montagne che anticipano la catena del Karakorum e le vette più alte del pianeta.
La ferrovia venne progettata e realizzata nel giro di quattro anni su impulso dei dominatori inglesi a partire dal 1879, anche se il tracciato originale, a causa di pendenze esagerate per poter essere affrontate con sicurezza dalle locomotive dell’epoca, creò al traffico non pochi problemi. Fu per questo che qualche anno dopo vennero realizzati quattro anelli e altrettanti zig zag, in modo da rendere più agevole la risalita.
L’attrattiva maggiore è oggi rappresentata dai mezzi che si muovono su quei binari: si tratta infatti di locomotive e vagoni risalenti ancora alle origini. Dei 34 convogli che costituivano la flotta agli inizi del Novecento, ne sono rimasti operativi 12, ma funzionano tuttora senza grossi problemi, nonostante la manutenzione sia stata ridotta all’osso, e arricchiscono indubbiamente il viaggio dei turisti che spesso salgono a Darjeeling soltanto per il piacere di fare un’esperienza davvero unica nel suo genere.
Inutile dire che l’evoluzione del tessuto urbano delle cittadine toccate dal tracciato non ha influito minimamente sul percorso, che è rimasto immutato rispetto agli inizi, al punto che in certi tratti locomotive e vagoni entrano nei centri abitati senza protezione alcuna e sfiorano case e negozi, che vengono investiti da nuvole di vapore gigantesche.
Forse i residenti faticano ad apprezzarlo, ma i turisti, che portano fin lassù il loro denaro, finiscono per avere sempre ragione.