Giethoorn, un paradiso senza strade
di Gianluca Ricci
«Non esiste una terra – cantava decine di anni fa Edoardo Bennato – dove non ci son santi né eroi; e se non ci son ladri e non c’è mai la guerra, forse è l’isola che non c’è».
E se non ci sono strade?Può esistere una terra senza strade?
Può sopravvivere alla sua estinzione un agglomerato urbano in cui le auto non hanno diritto di sfrecciare in lungo e in largo e di deturpare il paesaggio con la loro sola presenza? Sì, esiste, e non è l’isola che non c’è. C’è, questa terra, e si chiama Giethoorn.
Fra Heerenveen e Zwolle, nei Paesi Bassi, il villaggio di Giethoorn è famoso perché non c’è nessuna strada che lo solca: ci si può arrivare, ma poi l’auto va lasciata nei parcheggi esterni. Per raggiungere le case, tutte disposte intorno al lago di Beulakerwijde, si deve disporre di una barca: è questo l’unico sistema per muoversi fra le diverse proprietà, se si esclude una breve pista ciclabile realizzata di recente che permette a chi abita più distante dalle vie d’acqua di avere una preziosa e comoda alternativa.
Altrimenti si sale in barca e via, verso casa. Oppure si cammina lungo gli stretti sentieri rimasti più o meno simili a quelli realizzati nel XIII secolo dai fondatori della città, la setta dei Flagellanti, che scappavano da tremende persecuzioni religiose.
Gli abitanti che si assoggettano a questo sistema di vita sono 2600 circa e non mostrano alcun fastidio per la mancanza di motorizzazione. Anzi, vanno giustamente fieri della loro unicità tanto che da qualche tempo hanno iniziato a promuoverla come una vera e propria attrazione turistica, con tutte le conseguenze del caso.
Se prima a passeggiare per i suoi 176 ponti di legno totalmente immersi nel verde erano solo loro, oggi devono rassegnarsi a incrociare torme di individui armati di macchina fotografica a caccia di scorci meritevoli.
Inutile precisare che la fantasia da ufficio turistico ha finito per partorire per Giethoorn la definizione di “Venezia verde”: canali e natura hanno prodotto il parallelo, ma tant’è. Vagando fra le centinaia di isolotti privati collegati fra loro che costituiscono le singole proprietà immobiliari degli abitanti è possibile scoprire un mondo inimmaginabile, ancor più se si prende in affitto un barchino o una imbarcazione tipica da quelle parti, simile nelle fattezze alle gondole veneziane.
Niente motori, ovviamente, ma solo olio di gomiti: il rumore di sferragliamento non si adatterebbe alle magiche atmosfere che chi ci è stato assicura si possono provare solo lassù.
Coloro che sono alla disperata ricerca di luoghi in grado di risintonizzarli con madre natura ora sanno dove puntare: negli anni hanno fatto la loro comparsa i primi alberghetti e i primi bed & breakfast, luoghi minuscoli e ovattati in cui vociare e schiamazzare è assolutamente vietato.
Perché silenzio chiama silenzio, pace chiama pace: ci si rende conto di tutto ciò quando si affonda il remo della barca nell’acqua praticamente ferma del lago e si percepisce netto lo sciabordio provocato dall’operazione come fosse stata un’offesa perpetrata ai danni dell’intero ambiente circostante.
Qualche giorno di terapia e poi ci si può tornare ad immergere nel caos frenetico della vita moderna, con quei clop clop nelle orecchie capaci di donare serenità nei momenti più stressanti.