Musica per ristoranti: e arrivano maggiori ordinazioni
Di Gianluca Ricci
La scena va immaginata: ristorante prestigioso, ambientazione romantica, tavolo ben apparecchiato, luci soffuse, lui e lei pronti ad ordinare dopo essersi soffermati qualche minuto al bar a sorseggiare un delicato aperitivo e due tartine di gran classe.
Lui apre il menù ed inizia a scorrere con gli occhi la variegata offerta proposta dallo chef.
Ogni tanto alza lo sguardo al di là del voluminoso faldone che spiega il perché e il percome della filosofia culinaria della casa e osserva le reazioni di lei, intenta come lui a individuare fra quei nomi altisonanti qualcosa che la convinca davvero.
Intanto in sottofondo scorrono dolci note, apparentemente innocue, buone giusto per riempire gli spazi vuoti della conversazione.
Ad un tratto lei abbassa il menù, il cameriere intercetta il suo sguardo e si avvicina al tavolo.
Anche lui è pronto: la cena può iniziare.
Se tutto va come previsto dai cervelloni della psicologia applicata al marketing, anche questa coppia ordinerà cibi mediamente più cari degli altri del 10%: a compiere il miracolo non è stata la magia inventiva del cuoco né quella lessicale dell’addetto ai menù, bensì quella specifica musichetta di sottofondo, che avrebbe avuto il merito di spingere inconsciamente l’uno e l’altra ad indirizzarsi verso le pietanze più remunerative per il ristorante, con buona pace delle stelle, delle guide e dello show business legato al mondo della cucina.
Che l’offerta culinaria centri poco lo dimostra il fatto che l’esperimento, compiuto da ricercatori universitari in molte località della Svezia, ha funzionato anche nei fast food, incredibile ma vero.
Pare, dati alla mano, che in presenza di musiche adeguate le ordinazioni aumentino inspiegabilmente: dev’esserci un collegamento diretto fra udito e gusto che ancora l’uomo non è riuscito pienamente a governare, ma dev’esserci.
Quali siano gli elementi sonori più utili non è ancora stato scoperto: tuttavia nell’alternarsi di playlist specifiche nel corso dell’intera giornata, i ricercatori si sono accorti che in presenza delle medesime canzoni si registrava contemporaneamente un’impennata di ordinazioni.
Per dire, con certe musiche di sottofondo la vendita dei dolci è aumentata dell’11%, con altre è aumentata del 15% quella dei frullati. Tuttavia sapere quali note sono più adatte al dolce e quali ai frullati rimane fortunatamente ancora un mistero.
Potremmo parlare di suggestioni subliminali, un po’ come quelle che si diceva fossero scatenate da alcuni film, nei quali venivano inseriti pochi fotogrammi con l’immagine di un determinato prodotto per poterne vendere più pezzi durante l’intervallo.
Le ricerche sono però solo agli inizi ed è probabile che a breve i nostri padiglioni auricolari vengano bombardati di nuovi messaggi in funzione delle offerte speciali presenti nei locali.
Non va trascurato nemmeno il folto pubblico che frequenta i centri commerciali, anch’esso probabilmente assai suggestionabile sonoramente: quelle fastidiose musichette di sottofondo che oggi accompagnano i nostri acquisti potrebbero a breve trasformarsi in bussole comportamentali per convincerci a scegliere un negozio anziché un altro, un prodotto a discapito del suo concorrente.
Potrebbe crearsi così una nuova opportunità di impiego per sedicenti esperti musico-motivazionali, in grado di decretare il successo di un articolo in base al semplice accompagnamento.
Vuoi mettere però un bel piatto di sardine ai ferri seduti ad un tavolo bordo mare, cullati dal solo sciabordio delle onde?