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C’era una volta un fiume morto: la storia dell’Emscher

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Il fiume Emsher: dichiarato morto 

di Gianluca Ricci

 

C’era una volta un fiume, l’Emscher, che scorrendo nel bacino della Ruhr aveva guadagnato il poco prestigioso primato di corso d’acqua più inquinato del pianeta.

Nel suo letto finivano privi di trattamento tutti i reflui del lavoro di estrazione del carbone e dei metalli dalle miniere circostanti.

Ad un tratto venne dichiarato morto a causa della presenza nelle sue acque di sostanze in grado di cancellare qualsiasi tipo di vita, vegetale o animale che fosse, al suo interno. D’altronde nella Ruhr fino agli anni Sessanta del secolo scorso si estraevano anche 120 milioni di tonnellate di carbone ogni anno senza che una vera coscienza ambientale impedisse di contaminare con le scorie tutto ciò che si trovava nei dintorni, dai centri abitati ai corsi d’acqua.

A partire dagli anni Settanta sia il settore minerario che quello siderurgico iniziarono però a declinare inesorabilmente, ma non impedirono che la natura circostante continuasse a subire oltraggi ambientali, Emscher compreso.

Oggi, invece, c’è un fiume, l’Emscher, che è tornato a fare il suo mestiere e ad ospitare decine e decine di forme di vita differenti.

Lo si deve in particolar modo all’Internationale Bauausstellung Emscher Park (Iba), una società in cui si sono riuniti rappresentanti di ambientalisti, progettisti, politici locali e nazionali, economisti, industriali, sindacati, comitati e avvocati per ipotizzare prima e progettare poi un serio e concreto piano di salvataggio del fiume e di riqualificazione delle sue sponde.

Un’impresa davvero titanica, iniziata nel 1990 e non ancora terminata, che è costata fino a questo momento ben sei miliardi di euro, reperiti sotto forme diverse, ma che ha portato alla riconversione del fiume e delle aree naturali in cui esso si è ostinato a scorrere nonostante i gravi maltrattamenti subiti.

Il territorio è stato bonificato e rinaturalizzato e oggi si può tranquillamente parlare di parco naturale là dove fino a cinquant’anni fa c’erano solo miasmi, fumi e liquami in gran quantità.

Il progetto elaborato dai tecnici dell’Iba si è però spinto oltre: non solo sono stati salvati e riportati alla vita naturale ettari ed ettari di territorio (si pensi che i comuni interessati sono stati diciassette e che l’area su cui si sono effettuati gli interventi misura all’incirca 800 chilometri quadrati), ma si sono creati anche più di 5mila nuovi posti di lavoro, che hanno contribuito ad evitare lo spopolamento di quella zona della Germania e addirittura ad incrementarne l’economia.

Ripulire le acque del fiume e il suo letto, offeso da decenni di sversamenti più o meno leciti, non è stato semplice, ma lo si è fatto: da canale per le acque di scarico l’Emscher è tornato ad essere un fiume con tutte le carte in regola grazie alla realizzazione di un moderno sistema di gestione delle acque reflue e all’eliminazione di tutto il cemento utilizzato per realizzare un letto artificiale più adatto agli scopi industriali.

Ora l’Emscher, libero di scorrere in un alveo naturale, ha creato col tempo piccole pianure alluvionali che sono state ripopolate da sempre più numerose specie avicole. Se una fogna può essere trasformata in limpido corso d’acqua, significa allora che tutto, ma proprio tutto in campo ambientale è possibile: basta volerlo e investire nel proprio futuro. Purché sia un futuro migliore.

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