Belize: Blue Hole, un abisso dal fascino straordinario
di Gianluca Ricci
Il confine occidentale fa chiaramente capire che il suo è stato un passato di dominazione e liberazione, finché qualcuno non è arrivato e ha tracciato sulla carta geografica una linea netta di separazione.
Eppure il Belize, così chiamato probabilmente a causa del soprannome dato dagli spagnoli al corsaro Peter Wallace che da quelle parti aveva ricavato il suo covo, ha trascorsi storici significativi, dai Maya agli Spagnoli fino al governatorato britannico, da cui la popolazione autoctona si liberò nei primi anni Sessanta, anche se ancora oggi il capo dello Stato rimane la regina del Regno Unito Elisabetta.
Oggi è uno degli stati più piccoli al mondo, con i suoi 23mila chilometri quadrati, ma tra i più ricchi di meraviglie naturalistiche: e non poteva essere altrimenti per una terra che si affaccia sul Mar dei Caraibi e possiede una delle barriere coralline più straordinarie del pianeta, la seconda più lunga dopo quella australiana.
Ecco perché sono sempre più numerosi i turisti che scelgono il Belize come meta delle loro vacanze, in particolar modo gli appassionati delle attività acquatiche, nonostante anche l’entroterra possa vantare risorse turistiche di primo piano. È soprattutto sul fascino delle sue coste che i locali hanno però costruito un’offerta che ha pochi rivali sul pianeta.
Non c’è subacqueo che non abbia mai sognato di fare un’immersione in quei fondali, soprattutto dopo che il celebre esploratore francese Jacques Cousteau inserì uno dei luoghi più straordinari della barriera del Belize fra i primi cinque siti per immersioni più affascinanti al mondo.
Si tratta della cosiddetta Blue Hole, tecnicamente una enorme dolina marina collocata al centro dell’atollo Lighthouse Reef: una grotta calcarea formatasi durante l’ultima era glaciale, quando il livello del mare era molto più basso rispetto ad oggi, successivamente allagatasi in concomitanza con l’innalzamento delle acque finché il tetto non collassò su sé stesso, creando una valle di crollo sommersa di forma perfettamente circolare, un vero gioiello della natura.
Le sue peculiarità sono molto più evidenti se la si osserva dall’alto, tanto più che il colore dell’acqua al suo interno risulta di una tonalità di blu assai più scura rispetto al resto a causa della profondità, un aspetto che invece sfugge a chi si avventura alla sua scoperta stando sul pelo dell’acqua.
Ovviamente l’Unesco non poteva farsi sfuggire una simile opportunità e nel 1996 l’ha inserita nella lista del patrimonio dell’umanità. A ragione, secondo quanti hanno avuto la fortuna di potersi immergere proprio al suo interno: le pareti laterali sono quasi verticali e risultano caratterizzate da un numero elevatissimo di stalattiti lunghe anche più di dieci metri, evidente testimonianza dei tempi in cui quell’area si trovava ben al di sopra del livello del mare.
Non si tratta di un’esperienza aperta a tutti, visto che fare snorkeling non avrebbe senso: ad un paio di metri di profondità non c’è nulla. Per vivere qualche sensazione forte bisogna scendere di parecchio e prestare grande attenzione, visto che la presenza di numerosi elementi rocciosi rappresenta comunque un pericolo per chi nuota laggiù. Roba che riesce a far passare in secondo piano la presenza tra quei flutti di numerose specie di squali.
Ma è forse questo che ne rende la conquista ancora più affascinante.